Al mio studio arrivano molti giovani in crisi, che manifestano disagi quali:
ansia, attacchi di panico, disturbi alimentari, dipendenze, abbandono scolastico, problemi relazionali.
Questi sono alcuni dei problemi che mi raccontano i giovani, molto spesso le difficoltà di comunicazione con i genitori, il non sentirsi capiti ed ascoltati, le insicurezze, le separazioni sono argomenti che ci ritroviamo ad affrontare, ma ciò di cui mi rendo sempre più spesso conto è che i nostri ragazzi non riescono a diventare adulti, hanno cioè difficoltà di SVINCOLO dalla famiglia d’origine che spesso crea disagio, insicurezza, insofferenza e timore di entrare a far parte del mondo, con la conseguente difficoltà di “crescere e vivere”.
Cosa significa svincolo?
Lo “svincolo” è la fase di passaggio dalla famiglia al mondo esterno.
Oggi questa transizione rispetto al passato si è molto prolungata, infatti assistiamo “ad un ingresso nell’adolescenza sempre più precoce (11-12 anni) ad un prolungamento di questa (fino a 19- 20 anni) ed alla costituzione di una nuova fase denominata post adolescenza o fase del giovane-adulto (che si può protrarre sino ai 35 anni)” (Scabini, Cigoli 2000).
La fase di svincolo quindi è tardiva e i motivi sono fondamentalmente due:
1- la società è respingente (difficolà nell’inserimento lavorativo, precarietà, costo della vita elevato, incertezze, ecc.);
2- la famiglia è accogliente (sostegno economico, notevole libertà, ampi margini di negoziazione, clima supportivo).
Ma la difficoltà di oggi è far raggiungere la piena responsabilità adulta alla nuova generazione, anche perchè il momento della “separazione” è un periodo di cambiamento per il figlio ma anche per i genitori.
Come dicono Scabini e Cigoli (2000), “ogni transizione è segnata, in misura diversa, da due grandi temi affettivi: il dolore della perdita di ciò che si lascia (il vecchio) e la speranza- fiducia di ciò che si acquista”, ed oggi si è più concentrati sul distacco, su ciò che si perde piuttosto che su quello che si riceve, dato che le speranze e la fiducia vengono meno.
Fondamentale è l’atteggiamento dei genitori che influenzano il buon esito o meno dello svincolo.
“L’atteggiamento più adeguato è assunto da quei genitori che esprimono la tristezza per il distacco del figlio unita però alla convinzione di essere in grado di superare l’inevitabile vuoto che essa comporta” (Scabini, Cigoli 2000).
In questo momento la coppia come tale, deve prepararsi all’uscita dei figli, cercando di reinvestire su di essa. Il rapporto torna ad essere centrato sulla coppia coniugale e può godere di maggiori spazi e tempi per sè. La donna che ha investito e sacrificato la vita per i figli può provare un forte senso di vuoto e di inutilità.
Sempre più frequentemente questo momento è un periodo critico per la coppia e non a caso negli ultimi anni aumentano le separazioni di coppie con figli giovani- adulti.
Quindi come fare a superare questo momento?
Un lavoro terapeutico centrato sulla riflessione delle dinamiche familiari e relazionali, sull’eredità che ci portiamo dietro dalle generazioni precedenti, può aiutare a crescere ed aumentare quella speranza- fiducia che in alcuni momenti viene meno.
Bibliografia:
- Scabini, V. Cigoli, “Il famigliare” 2000 Raffaello Cortina Editore.